IL LIBRO “ROBOT JOURNALISM” (Noam Lemelshtrich Latar, World Scientific, 2018) ci svela che da anni l’agenzia d’informazione The Associated Press, Yahoo! News, il quotidiano e sito The Washington Post utilizzano l’intelligenza artificiale per scrivere centinaia di loro articoli. L’uomo non è in scena, scrive la macchina. Gli articoli affidati agli algoritmi sono ad esempio quelli sui conti delle aziende oppure sulle partite di basket e football americano. Grazie al machine learning, le macchine acquisiscono e studiano migliaia di articoli di giornalisti in carne ed ossa, per poi emularne lo stile nei loro resoconti. Tutto perfetto, dunque? Questi articoli – corretti sul piano formale – possono risultare freddi e schematici. I cronisti robot mancano d’altra parte della creatività e capacità di costruzione complessa tipica del giornalismo investigativo. Sono queste le carte, dunque, che il cronista umano deve giocare per marcare la differenza dall’intelligenza artificiale. Il libro illustra la complessa strumentazione multimediale che l’uomo deve utilizzare per costruire contenuti complessi.

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